MASSIMILIANO DA TRIESTE AL MESSICO

SCUDERIE DEL CASTELLO DI MIRAMARE TRIESTE 1986


Il «muro» e la «curva barocca» si alternano — evidenziano e sostengono gli oggetti e le opere esposte — ora diventando quasi fondali disperati, ora modellandosi in accoglienti contenitori. Il passaggio dal muro alle teche barocche è determinato da un ordine casuale, quasi a sottolineare che non c'è una diretta corrispondenza tra la rappresentazione dei fatti storici e la loro cornice espositiva. Entrambi gli elementi, cioè, sono il supporto ambivalente di quel segmento di mondo messicano in cui Massimiliano si trovò coinvolto e che nella mostra viene trascritto, I colori sono tenui, inariditi, con accostamenti improbabili: le forme sono venute dopo. Si trattava più che altro di spezzare certe continuità, di creare delle illusioni ottiche, punti di vista sfaccettati: di creare una seduzione effimera, persino ingenua per l'occhio attento. Non invece per l'entusiasta, per l'amante dell'avventura, il gran buono: Massimiliano di certo si sarebbe lasciato incantare. In fondo, ho cercato di allestire la mostra pensando soprattutto a lui, quasi fosse proprio lui l'ospite importante, il visitatore più atteso. Ho cercato di condurlo a poco a poco, commozione dopo commozione, verso l'ultima stanza del labirinto della sua esistenza, dove tutte le uscite sono cieche e non vi è ritorno se non nella memoria. L'ultima stanza è stata chiamata così, di volta in volta, stanza della fucilazione o stanza della memoria. In effetti non si voleva chiudere questo bel sogno di Massimiliano con un plotone di esecuzione.

Ma lo si doveva fare o, quantomeno, citare. Allora la fine di questo sogno è divenuto l'attimo estremo della scarificata vita dell'imperatore. Il muro e la curva barocca, cioè, conducono a dodici nicchie che contengono, isolati come squarci di luce nel temporale i momenti più importanti, le immagini più rappresentative della vita di Massimiliano (la riproduzione del suo stemma, un trittico con le foto dei suoi fratelli,...), quelle che, forse, in un baleno estremo, hanno illuminato l'offuscarsi della mente, quando era già caduto a terra: le sole che gli siano sopravvissute nella memoria collettiva e nella storia. Cosi, mentre ai lati la serie delle fucilazioni di Manet ancora ci opprimono lungo «muri» monotoni e antichi, sullo sfondo, alla fine, si celebra la vita, nelle sue contraddizioni. A sottolineare di più l'ambiguità o forse solo l'inutilità della fine precoce di Massimiliano, l'eroe ingenuo, sono stati collocati, ai lati delle nicchie, i giochi illusori dei quadri di Pausig: una sintesi interpretativa del desiderio inappagato, dell'illusione, del rimpianto che hanno legato Massimiliano al Messico e a Miramar.


Roberto Dambrosi

 

 

 

La memoria di Massimiliano nelle dodici nicchie


Per la Mostra «Massimiliano da Trieste al Messico» ho ordinato uno spazio delle Scuderie del Castello di Miramar con l'intento di ricreare una possibile "stanza della fucilazione".  Con diversi tecniche ho cercato di trasfigurare il soggetto cruento attraverso più morbidi filtri della memoria nelle dodici nicchie (che contengono,i momenti più importanti, le immagini più rappresentative della vita di Massimiliano, la riproduzione del suo stemma, un trittico con le foto dei suoi fratelli,...), rovesciando la durezza del tema che rimanda logicamente ed emotivamente alla iconografia di Goya in una rivisitazione di vita e morte di Massimiliano attraverso il mare. Il mare sognato, l'elemento amico apportatore di sensazioni nuove, di gioia nelle ore liete e di conforto in quelle buie, luogo di febbrili aspettive alla partenza e di appaganti ritorni. Dal Castello di Miramar alla vegetazione esotica del paesaggio messicano, alle piccole icone di personaggi vicini al suo nobile cuore. Tutto viene analizzato da una ipotetica camera oscura che si giovi di specchi moltiplicatori: in realtà è il visitatore che indaga la sua e altrui memoria di Massimiliano.

 


Sergio Pausig

 

 

ALLESTIMENTO DELLA MOSTRA


Coordinatore Progetto

 Roberto Dambrosi


Laura Ruaro Loseri,

M Studio Milano,

Marco Mirabella Roberti,

Roberto Dambrosi,

Sergio Pausig.