MAURIZIO COSUA   SERGIO PAUSIG  GIANFRANCO POLI 

 

 

1989 -“Interno Italiano” Istallazione con opere di pittura e design

 

CENTRO CULTURALE ITALIANO ZAGABRIA

Precobrazenska 44100 Zagabria

 

1989 GALERIE H+W LANG 8010 

GRAZ  AUSTRIA           

 

1989 ISTITUTO  DI  STUDI  ITALIANI  IN  ZURIGO

Krahbuhlstrasse 45 ZURIGO   SVIZZERA

 

 

INTERNO ITALIANO

 

 

Nel repertorio fotografico tramandatoci dalla letteratura storica sull'architettura moderna, ormai assurto a valore iconografico, continuano a stupire le immagini di un appartamento a Parigi firmato da Le Corbusier nel 1936 (l’appartamento di Carlos de Bestegui), per la dicotomia struttura razionalista - arredo surrealista che ne emerge. Soprattutto il roofgarden a cielo aperto, delimitato da semipareti, con tanto di caminetto Luigi XV e specchiera, nella sua totale irrealtà assume un alto significato metafisico. Il coinvolgimento del Maestro svizzero ìn questo "capriccio" surrealista ha evidentemente il sapore del "gesto" poetico e irrazionale. Un calo di tensione che invece egli non avrà in un altro gesto "a reazione politica" e che culminerà nell'acuto mistico di Ronchamp (1950-53).Con il roof-garden Bastegui Corbusier ottiene però con una realizzazione architettonica tridimensionale un’ illusorietà che va oltre il trompe l’oeil. Che non e’ poco. La Manipolazione della realtà attraverso l'ambiguità illusoria, nella compromissione espressiva di mezzi tanto diversi, come lo sono pittura e architettura, ci conduce a un passato an-che lontano. Basti pensare alle “città ideali" dei pittori del Rinascimento, ai raffinati artisti italiani e francesi del Manierismo, ai grandi architetti-scenografi del Settecento, a cominciare dai Bibiena. Pertanto, anche moderni environnements di matrice surreale  o concettuale, trovano nella storia la loro matrice segnica. Ciò che è rimasto di quell'antico spirito, nelle ambientazioni creative d’oggi – o istallazioni, come qualcuno ritiene più corretto  definirle - è la visione di una certa teatralità dell'ambiente che circonda l'uomo quasi lo sfondo di una scena spettacolare per la vita quotidiana. È ancora il concetto del Theatrum Mundi a prevalere, e che vorremmo cristallizzare intorno a noi. La proposta ambientale di Maurizio Cosua, Sergio Pausig, Franco Poli, retta da una sottile, ironia surreale che sembra rimandare all'appartamento Bestegui, tende appunto a creare uno stato di suggestione nello spettatore; speculando sull'ambigua contaminazione tra illusorietà della scena e gli elementi di un land-scape domestico di matrice italiana — tra classicismo e rococò — ma anche al di fuori di una precisa collocazione temporale. Una sorta di rievocazione per teatrino da camera, di cui pare di ascoltare in sottofondo delicati minuetti e andantini di settecenteschi musici veneti. Maurizio Cosua non e’ soltanto un pittore di grandi nature, ma è soprattutto un'artista colto che rappresenta, in un articolato linguaggio, metafore dai contenuti significanti che rimandano alla tradizione classica e alla mediterraneità. Sergio Pausig elabora la ricostruzione del mondo attraverso gli elementi della storia, in un gioco d'arte manierista denso di citazioni. Nei suoi dipinti si respira la dimensione atemporale e silente dei grandi spazi metafisici. Tra l'altro, proprio la presenza della sedia di Poli (realizzata secondo l'orientamento del più attuale design), dimensionata in quello spazio di relazione come punto focale, come realtà tangibile nel dialogo con l'illusorio, richiama alla memoria, con emozione, un altro maestro della mistificazione ambientale: Carlo Mollino. Regista degli spazi domestici dalla forte personalità, architetto e genio artistico al tempo stesso, oggi giustamente rivalutato.

 

 

Daniele Baroni